L’arte non racconta più le storie fa meditare

Quadro datato 03/03/2010

Leonardo Massi

4 Responses to “L’arte non racconta più le storie fa meditare”

  1. admin scrive:

    Premetto scusandomi per non aver risposto in inglese (farei tantissimi errori, meglio rispondere in italiano!).
    Mi fa piacere che esista qualcuno con le mie stesse idee….
    Se il tuo commento è riferito al quadro “L’arte non racconta più le storie fa meditare”, ed ai commenti relativi, ti posso dire che per quanto mi riguarda cerco di esprimere semplicemente il mio pensiero, non è mia intenzione decretare ciò che sia giusto e ciò che sia sbagliato, non voglio suggerire un cammino ma semplicemente sollecitare una riflessione.
    In Italia molti “artisti” continuano a dipingere imitando Caravaggio o Raffaello, non voglio essere io a giudicarli, secondo me l’arte deve rappresentare l’oggettività del tempo in cui si esprime, è inutile rinnegare il progresso copiando o scimmiottando l’arte del passato…… la bellezza oggettiva non può fare a meno della verità, e verità vuol dire (secondo me) contemporaneità di tecnica e di problematiche narrate o rappresentate.

    Leonardo

  2. Skywalkr scrive:

    I read about it some days ago in another blog and the main things that you mention here are very similar

  3. Leonardo scrive:

    Prima della macchina fotografica del cinematografo e di tutte quelle diavolerie che oggi usiamo per viaggiare nel tempo e nello spazio, la pittura rappresentava il mezzo di trasporto.
    Oggi la pittura, non rappresenta più unicamente un mezzo: l’arte può indirizzarci (alla stregua della scienza e della Galileiana coscienza) nel nostro viaggio verso le verità oggettive, non più come uno strumento ma come una compagna di viaggio.

    Per raccontare le storie basta una macchina fotografica.

  4. K. scrive:

    Che dire?
    La trasfigurazione di Raffaello, testamento artistico del Maestro, Raffaello ha voluto questo quadro davanti a sè prima di chiudere gli occhi per sempre.
    Hai scelto di rappresentare alla tua maniera un’opera d’arte veramente impegnativa, la metà superiore statica con Mosè, S.Elia, la parte inferiore dinamica con gli Apostoli, l’indemoniato e i parenti.
    Il dinamismo che richiama l’imperfezione come la intendeva Platone e la trasfigurazione statica, miracolosa.
    Si parla di miracolo nel quadro, si parlò di miracolo all’epoca, per come Raffaello aveva risolto il rapporto divino con la materia e si può parlare di miracolo per come tu abbia fatto… usando solo un pennello e lo smalto nero, a dare la sensazione scenica di trovarsi davvero davanti al capolavoro dei Musei Vaticani.
    Ed ecco il paradosso … hai così dimostrato l’assioma per cui, anche se si fa un’ottima figurazione, con una tecnica pregevole, non è detto che si riesca a fare un quadro significativo se non si va oltre.
    L’avere accostato il fotografo ad un quadro che racconta una storia fa veramente riflettere.
    Credo davvero sia finito il tempo di accontentarsi di fare un ritratto il più verosimile possibile, ci si aspetta qualcosa in più nel 2010 dall’arte, forse che tra una pennellata e l’altra faccia capolino alla coscienza di chi guarda il pensiero dell’artista, o se non proprio quello, almeno una riflessione personale, scaturita da una lettura più attenta del quadro ( e di fronte alle tue opere la lettura non è solo metaforica).
    Mi dispiace per il fotografo che dal vivo mi sembra di più belle sembianze, ma hai reso perfettamente l’idea del contrasto tra figurazione e astrazione, copia e rielaborazione intellettuale, clic del fotografo che congela e la scintilla delle sinapsi che rielaborano.
    Finora pensavo che la tecnica fosse indispensabile per ottenere un buon prodotto e le idee fossero la parte meno rilevante.
    Poi un amico mi ha aperto gli occhi e mi ha detto che la tecnica si impara e le idee o ce l’hai o non te le insegna nessuno e di fronte a questo quadro non posso che dargli ragione.
    E siccome faccio un corso di foto mi viene spontanea la citazione di un fotografo, non so se famoso, ma comunque saggio.
    Un’ottica economica raramente rovinerà una buona foto, un’ottica superlativa non migliorerà mai una foto schifosa.